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2025

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TERRONI - Il primo mensile sulla gente del Sud Italia // Simone Passante, Mario Orato e Francesco De Masi

Descrizione progetto

La rivista “Terroni” nasce come progetto per un corso di laurea in grafica editoriale allo IED di Milano, sotto la guida del professor Mauro Panzeri. Idealmente l’impaginato rappresenta il primo numero di una rivista a cadenza mensile, che si sviluppa nel tempo ruotando intorno al racconto di vari aspetti del meridione, sempre restando fedele alla sua natura critico/ironica. Per la realizzazione abbiamo selezionato, e in alcuni casi riadattato, articoli trovati online, coerenti con la linea editoriale che avevamo deciso di seguire. Abbiamo anche integrato testi scritti interamente da noi e altri con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.\nFinalizzato nel 2024, il magazine non è mai stato esposto o candidato in altri concorsi.

Concept:
Il tema principale di Terroni è il racconto del Sud Italia, un territorio complesso e contraddittorio, visto con uno sguardo critico e ironico. Il progetto promuove l’autocritica, evitando il campanilismo, la nostalgia e qualsiasi forma di autocompiacimento, per affrontare la questione meridionale per quella che è, ovvero una sfida rilevante, attuale e nazionale. La rivista esplora temi come sanità, occupazione, criminalità organizzata, ma anche la vitalità creativa del Sud, con le sue storie di gente e quotidianità, utilizzando una combinazione di articoli di approfondimento, analisi sociali, interviste e satira. Terroni offre una visione rinnovata del Sud, stimolando riflessione e consapevolezza, e al contempo intrattenendo con ironia e umorismo. Anche il linguaggio visivo segue gli argomenti trattati, spaziando con colori e trattamenti grafici diversi a seconda dell’articola o la rubrica.

Bio:
Simone Passante è nato e cresciuto in Calabria, terra che lascia all’età di 14 anni, per trasferirsi in Umbria, con la famiglia della madre. Da sempre curioso e passionale, Simone si innamora della grafica durante gli anni delle superiori, grazie ad un docente che riesce a trasmettergli l’interesse per la comunicazione visiva. Decide di continuare il percorso e vince una borsa di studio per merito allo IED di Milano, dal quale si diploma con lode nel luglio del 2024. Attualmente lavora come Art Director presso Leo Burnett.

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Inusual (The mistake's magazine) // Ensi Bushaj

Descrizione progetto

“Inusual Magazine” è nato come progetto finale del corso di grafica presso la Scuola Civica Arte & Messaggio, per la materia di “Editoria”. Un percorso che mi ha permesso di esplorare il tema degli errori e la loro affascinante connessione con la casualità.\n\nRealizzato e completato a giugno 2024, “Inusual” si distingue per un approccio unico: celebra gli sbagli non come segnali di pericolo, ma come occasioni di riflessione e crescita. Per questo, invece del tradizionale rosso associato agli errori, ho scelto il blu come colore principale, simbolo di calma e introspezione.\n\nQuesto progetto è stato per me un viaggio creativo e personale, un invito a guardare gli imprevisti con occhi nuovi e a scoprire la bellezza dell’inusuale in ogni dettaglio.\n\nQuesto progetto non è mai stato esposto e non è mai stato candidato per altri concorsi.

Concept:
“Inusual” è un magazine che celebra gli errori, le casualità e le loro sorprendenti correlazioni. Racconta storie di scoperte nate per caso, come l’idea di IKEA di vendere mobili smontati, un’intuizione pratica scaturita quasi per errore. Esplora fallimenti trasformati in successi, come il flop di New Coke, che ha invece rafforzato l’identità di Coca-Cola. Analizza anche tentativi falliti che, nonostante tutto, hanno segnato la storia, come il piano di George Esler, sabotato dalla pioggia ma carico di valore simbolico.\n\n“Inusual” è un viaggio tra curiosità, riflessione e ispirazione, dove nulla è davvero sbagliato se visto con occhi nuovi.

Bio:
Ciao! Sono Ensi Bushaj, ho 27 anni e sono nato in un piccolo paesino dell’Albania, di quelli dove tutti si conoscono e il pane arriva ancora caldo dal forno. Vivo in Italia da quando avevo 2 anni, e da allora ho raccolto esperienze più varie del menù di una pizzeria.\n\nMi sono diplomato come tecnico dei servizi socio-sanitari (spoiler: non ho mai fatto quel lavoro), ho lavorato per 3 anni come pizzaiolo e dal glorioso giorno dei miei 17 anni sono arbitro di calcio – sì, quello che tutti odiano durante le partite.\n\nMa c’è sempre stata una costante nella mia vita: la passione per la grafica. Così, tra un cartellino giallo e una pizza margherita, ho deciso di studiare graphic design a Milano, presso la Scuola Civica Arte & Messaggio. Oggi lavoro come graphic designer freelance, e cerco di rendere ogni progetto un mix di creatività e originalità, proprio come una buona pizza… ma senza l’ananas!

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c for care // Elena Peretti

Descrizione progetto

C for care è stato creato durante il laboratorio di rappresentazione digitale del Prof. Ciammaichella, presso lo Iuav di Venezia, nell’a.a. 2024/2025. Non è mai stato presentato se non in sede d’esame. \n

Concept:
C for Care – un po’ atlante, un po’ una zine, un po’ libro d’artista e un po’ saggio visivo – indaga la cura come pratica politica, svelandone le contraddizioni e potenzialità trasformative. Non si limita a considerare la cura come mezzo per sostenere la lotta, ma rovescia il paradigma: lottare per una causa diventa esso stesso un atto di cura. Il progetto articola tre traiettorie concettuali attraverso immagini, oggetti, parole e storie: la messa a valore della cura, che passa per l’ossessione per la bellezza e la salute – dove la prima sembra aver fagogitato la seconda; la cura come lotta, con Angela Davis e il Black Panther Party a restituire le radici politiche (dimenticate) del self-care; e la lotta come cura, dove il popolo palestinese e Basaglia incarnano l’idea che ci sia solo una terapia possibile, e che “solo la lotta cura”.\nIn un presente che si pretende ineluttabile, C for Care utilizza il falso come strumento per immaginare nuovi modi di stare al mondo e prendersi cura.\n

Bio:
Elena Peretti è una designer con formazione in psicologia clinica, attualmente iscritta alla magistrale di Design della Comunicazione allo Iuav di Venezia. La sua pratica si concentra sulle intersezioni tra grafica, politica e attivismo. Vive e lavora tra Padova e Venezia.

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Materiale d'archivio // Nicole Tecchio

Descrizione progetto

Il progetto nasce nel 2024 e si sviluppa nel corso di tutto l’anno come progetto di tesi magistrale. Si presenta come un oggetto libro unico, scansionato e riprodotto a fini di documentazione in un pdf esplicativo a parte. Non è mai stato esposto o candidato ad altri concorsi.

Concept:
La forma finale del progetto è quella di un oggetto libro non replicabile, e per questo più vicina al libro d’artista che ad un prodotto editoriale tout court. Tale scelta è motivata in primo luogo dalla natura eterogenea dei materiali raccolti: le fotografie, gli scritti e le illustrazioni abitano infatti supporti diversi come acetato colorato, carta fotografica, carta trasparente e tessuto. L’intera elaborazione parte, inoltre, dallo studio delle fotografie del mio album di famiglia, sviluppandosi in forma diaristica come una raccolta di frammenti e ricordi che si sovrappongono, si cancellano e si modificano, in una ricerca intima e personale che si rispecchia nella forma artigianale e privata dell’album. Il progetto si compone più genericamente di tre serie di immagini: alcune fotografie di archivio che coinvolgono la linea materna della mia famiglia, (di cui molte rielaborate graficamente o attraverso l’illustrazione);fotografie ex-novo che documentano oggi gli stessi luoghi che fanno da sfondo alle fotografie di archivio; altri materiali e supporti come mappe, testi, partiture musicali e accompagnamento sonoro.L’intento narrativo è quello di ripercorrere la mia genesi familiare, attraverso le tante espressioni di un profondo disagio emotivo che sembra passare in eredità di generazione in generazione trovando solo alla fine il proprio riconoscimento in una diagnosi formale. All’interno delle fotografie del passato, costellate da volti malinconici e insoddisfatti, da posture timide e insicure e da sguardi vuoti, si ritrovano le tracce di una presenza oscura e costante, di cui le persone e i luoghi di una provincia ancora assonnata sono imbevuti. Sullo sfondo gli angoli di un piccolo paese di frontiera, l’ultimo comune della provincia di Mantova, al confine estremo con le altre province di Verona e Brescia, appena fuori dalla distesa nebbiosa dei campi di pianura, ma ancora lontano dal lago. \nScorrendo le pagine seguiamo il manifestarsi di questa cupezza, personificata in un mostro rosso, più ridicolo e fuori luogo che spaventoso. Il mostro tenta di camuffarsi goffamente, di mimetizzarsi o più semplicemente di stare su quel territorio che contemporaneamente gli appartiene e lo rifiuta, lo chiama a sé e lo respinge. Di serie in serie il mostro avrà la forma di un’illustrazione che occupa timidamente lo spazio delle fotografie in bianco e nero oppure si presenterà come sagoma che apparirà grazie al gioco di trasparenze o, ancora, sarà l’unica presenza in carne ed ossa tra le strade deserte del paese, grazie all’aiuto di una maschera di feltro che ho cucito e indossato per gli autoscatti.\nAvendo come oggetto la memoria, uno degli obiettivi era di rendere il progetto quanto più possibile multimediale, perché è nella coesistenza di più stimoli sensoriali che si accresce la potenza evocativa del ricordo. Per questa ragione, agli imput visivi, tattili e testuali si aggiunge anche una componente sonora. La narrazione è accompagnata infatti da una traccia audio riprodotta in loop, composta a partire dal campionamento di una canzoncina popolare simbolo del paese. La melodia è il risultato di una stratificazione di suoni, ottenuta, sovrapponendo a strumenti canonici come basso, chitarra e armonica, le registrazioni di suoni e rumori quotidiani, prodotti da cose comuni e banali come bottiglie di vetro, bacinelle di acqua, tasselli di legno.

Bio:
Mi chiamo Nicole Tecchio, sono nata nel 2000 e abito a Mantova. Lavoro come bibliotecaria e illustratrice, ho concluso quest’anno il biennio di illustrazione per l’editoria presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.\nIn questi anni ho avuto l’opportunità di partecipare a diverse mostre e progetti artistici, collaborando ad esempio con l’associazione Illustri di Vicenza e la cooperativa Pantacon di Mantova. Nel corso dell’ultimo anno ho stretto rapporti per diversi titoli con la casa editrice Quinto Quarto. Il mio primo albo illustrato, Tutto come previsto, è uscito ad ottobre 2024.\nHo inoltre partecipato a pubblicazioni collettive, come il volume antologico Il Primo Paziente, la donazione degli organi alla scienza in graphic novel, edito da Tunuè e il numero 16 a tema BODY della rivista indipendente Lokzine. Infine, alcuni dei miei lavori sono stati selezionati per diventare le immagini simbolo di campagne e festival, tra cui il Maggio dei libri 2024 e l’edizione 2024 del festival Segni d’infanzia.

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TRUST THE UGLINESS. IL RISCATTO DEL BRUTTO. // Domitilla Davoli

Descrizione progetto

Trust The Ugliness nasce dai dubbi. Spesso ho temuto che le mie idee non fossero valide o belle. È proprio concentrandomi sulla paura del brutto che nasce questa Tesi: una raccolta di progetti fortemente criticati in quanto “brutti” ma che oggi risultano delle vere icone, resistendo alla non-accettazione iniziale.

Concept:
Ala fine del mio percorso accademico mi sono chiesta quale fosse il valore del Bello. molto di ciò che creiamo, superata la necessità della funzione, deve essere anche apprezzabile, altrimenti potrebbe diventare oggetto di critica.\n\nHo iniziato la mia ricerca esplorando chi, prima di me, si era interrogato su questa definizione e mi sono avvicinata alla filosofia estetica. Ho letto il saggio di Umberto Eco “Storia della bruttezza”. Per essere sintetici non si può dare una definizione vera e propria del bello, ma possiamo vedere che cambia tra epoche, popoli e contesti geografici. Approfondendo ho analizzato il lavoro di due famosi grafici contemporanei: Jessica Walsh e Stefan Sagmeister, il cui studio sulla bellezza mi ha spinto a riflettere.\n\nSono tornata poi a me stessa: perché abbiamo paura di creare cose brutte? Perché, nonostante il rifiuto iniziale, certe opere ci attraggono e finiscono per essere riconosciute come bellissime? Questa tesi è una presa di coscienza. Essere designer richiede coraggio: il coraggio di esporsi, di affrontare critiche, di rischiare. Ma proprio le critiche devono diventare la nostra forza. Trust The Ugliness raccoglie esempi di progetti inizialmente rifiutati, considerati “brutti”, ma che hanno saputo trasformare la loro unicità in successo, diventando vere e proprie icone.

Bio:
Nata a Roma nel 1999, si forma in Graphic Design presso la RUFA (Rome University of Fine Arts), dove consegue la laurea triennale. Prosegue poi il suo percorso accademico all’ISIA di Roma, specializzandosi in Design dei Sistemi della Comunicazione Visiva. La sua tesi esplora il valore estetico del “brutto”, e il modo in cui la paura del brutto può trasformarsi in una forza motrice nella comunicazione. Attualmente lavora come Graphic Designer presso lo studio Lettera7, in provincia di Salerno.

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Equilibrio Invisibile // Gaia Taverriti Mosaico

Descrizione progetto

Equilibri Invisibili è l’output del mio progetto tesi che si compone di due parti: l’atlante visivo che ha come obbiettivo il creare consapevolezza sugli equilibri che permettono l’esistenza della vita sul pianeta e una lettera indirizzata all’essere umano che mira a creare una riflessione sul suo sul pianeta e a ripensare il suo ruolo all’interno dell’ecosistema, invitando all’azione.

Concept:
Equilibrio Invisibile è un invito a rallentare e osservare la natura con occhi nuovi, comprendendo non solo la sua bellezza, ma anche l’essenziale ruolo che ogni elemento naturale svolge nel mantenere l’equilibrio del nostro pianeta. Questo atlante visivo racconta come ogni dettaglio del mondo naturale, dall’acqua agli alberi, dai fenomeni atmosferici alle creature dei boschi, sia parte di un sistema interconnesso e vitale. Ogni ciclo, ogni elemento contribuisce alla rigenerazione e al continuo flusso della vita. Equilibrio Invisibile non è solo un’opera visiva, ma anche una ricerca di stile che fonde bellezza e conoscenza, rendendo l’apprendimento un’esperienza piacevole e ispirante. Il progetto vuole sensibilizzare il pubblico sull’importanza di conoscere e comprendere la natura per rispettarla e proteggerla, rafforzando la consapevolezza della nostra interconnessione con il mondo che ci circonda. Conoscere la natura è il primo passo per preservarla per le generazioni future.

Bio:
Gaia Taverriti Mosaico, nata a Reggio Calabria, è laureata in Graphic Design e Art Direction. Da sempre guidata da una vena creativa, nutre una particolare passione per i libri come oggetti, apprezzando la loro dimensione sensoriale. Ama unire strumenti analogici e digitali, utilizzando un approccio mixed-media e trovando maggiore soddisfazione nel rendere tangibili le sue idee attraverso la stampa.

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The Designer Republic// Fler Studio

Descrizione progetto

TDR nasce per celebrare il 50° episodio del podcast Flercast, un merch speciale che abbiamo progettato e stampato in copie limitate per l’evento di Savoir Fler, il nostro piccolo ritrovo di designers, studenti e amatori del settore. Il giornale presenta articoli esclusivi scritti sia dal team interno che da alcuni ospiti intervistati nel podcast, dando voce a storie e riflessioni sul design. The Designer Republic simula un normale quotidiano ma incentrato interamente sul mondo del design, il cui centro gravita attorno alla ricerca e la libertà di espressione visiva. Questa è la prima candidatura per TDR.

Concept:
Il concept del progetto era incentrato principalmente sulla creazione di un merch per un evento che fosse diverso dal solito, qualcosa di originale e memorabile. Ci siamo spostati immediatamente a realizzare qualcosa che potesse rimanere agli invitati e, al contempo, lasciargli degli spunti di riflessione.  Cos’è che nel nostro settore manca? Che cosa vogliamo lasciare agli invitati dell’evento? Da qui ci è venuta in mente l’idea di realizzare un quotidiano basato completamente sulla nostra professione, sulle storie che lo compongono e anche una piccola auto celebrazione dei 50 episodi raggiunti dal nostro podcast. Podcast che ha sempre trattato il design a 360 gradi e analizzato le ultime notizie, il giornale perciò si è rivelato essere la soluzione perfetta e il culmine di ciò che era stato fatto fino a quel momento. Ci siamo spostati successivamente sulla fase di ricerca su giornali di varia natura (Nyt, Washington Post, Times, Corriere della Sera, ecc.) fino a raggiungere lo studio delle griglie, la stesura articoli ed infine la progettazione grafica.

Bio:
Siamo un gruppo di tre giovani designers che lavorano in diversi campi: Riccardo nel Graphic Design, Luciano nel Product e Francesco nell’Industrial. Insieme uniamo le forze per fare cose fighe (o almeno ci proviamo!). Inoltre da due anni portiamo avanti un podcast incentrato sul design: Flercast, Una pausa di design.

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PLASTICO // Lara Simona Olivieri, Davide Pezzuto, Nicolas Zullino, Emma Gardea, Filippo Lattore

Descrizione progetto

Il progetto nasce durante il corso di Editorial Design del primo semestre del Triennio in Graphic Design allo IED di Torino. Frutto di una ricerca sul cambiamento e sulla crisi climatica, si pone come monito per una trasformazione collettiva. Non è mai stato esposto né candidato.

Concept:
Plastico è un magazine che esplora la trasformazione del paesaggio urbano, analizzando il fragile equilibrio tra lo sviluppo rapido delle città e il loro impatto sull’ambiente. Ogni numero è dedicato a una città: il primo si concentra su Dubai. \n\nIl magazine adotta un linguaggio visivo forte e una struttura suddivisa in tre sezioni, ognuna caratterizzata da contenuti, colori e trattamenti delle immagini distinti. La prima sezione evidenzia gli sforzi compiuti dalla città, la seconda documenta la trasformazione urbana, mentre l’ultima mette in luce le criticità derivanti dallo sviluppo della macropoli. \n\nIl packaging, una valigetta 24 ore con chiusura a combinazione, contiene il magazine sigillato sottovuoto in una busta con sabbia, richiamo alla Dubai pre-urbanizzazione. Aprendo la confezione, la sabbia si disperde tra le pagine, portando simbolicamente il lettore a confrontarsi con le problematiche della città e creando un’esperienza immersiva del cambiamento urbano. \n\nL’obiettivo è trasformare la fruizione del prodotto in un viaggio multisensoriale, stimolando la vista, il tatto e una riflessione critica sulla crescita incontrollata delle città.

Bio:
Davide, Emma, Filippo, Lara e Nicolas sono 5 ex studenti del corso di Laurea Triennale in Graphic Design presso lo IED di Torino. Ogni membro, seguendo le proprie inclinazioni, ha permesso la realizzazione del progetto. In particolare, Davide e Lara si sono occupati del progetto editoriale, Emma e Nicolas della redazione dei testi e l’elaborazione delle immagini, Filippo della ricerca del materiale e delle fonti.

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Korea Travel Zinea // Giovanna Crise

Descrizione progetto

La zine è un viaggio tra analogico e digitale partendo dalle foto scattate in Corea, ispirato alla sensazione di guardare fuori da un finestrino. Creata nel 2024, nasce dal desiderio di trasformare dettagli fugaci in un’esperienza immersiva. È già stata ricondivisa da Slanted e esposta a Painture Freiche, Lione, nel 2024.

Concept:
Il progetto esplora il tema del movimento e della percezione visiva durante un viaggio. Strutturato in cinque capitoli (Architetture, Strade, Mercati, Persone, Mare), mescola fotografia, grafica e interattività per raccontare la Corea oltre la superficie. Il linguaggio sperimentato unisce stampa e digitale: pagine tattili, sovrapposizioni in acetato e filtri Instagram animano la narrazione. Anche la versione digitale, trasforma la zine in un’esperienza interattiva, giocosa e accessibile. L’obiettivo? Offrire un nuovo modo di vedere e vivere un viaggio, intrecciando dettagli sfuggenti e nuove prospettive.

Bio:
Giovanna Crise (Trieste, 1994) è una designer multidisciplinare con base a Torino. Brand strategist a illo.tv, cura l’identità dello studio tra social, portfolio ed eventi. Oltre al lavoro in studio, esplora motion design, fotografia e web. Tra i suoi progetti: Korea Travel Zine e Memories in Motion, presentato su Adobe Live. Ha esposto a Peinture Fraîche, Graphic Days e The Animated Advent Calendar, con lavori ricondivisi da Adobe, Slanted e altre piattaforme internazionali.

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TO TO MAG Berlino. Sguardi Italiani Fuori Confine // Elena Gabella

Descrizione progetto

L’idea di TO TO MAG nasce circa due anni fa. Il volume n° zero, dedicato a Berlino, vede la luce nell’aprile 2024 con una pubblicazione indipendente che oggi è acquistabile online e in una quindicina di librerie in Italia e all’estero. L’edizione ancora non è stata candidata a concorsi.

Concept:
TO TO MAG nasce dal bisogno di creare uno spazio libero dove le persone italiane all’estero possano trovarsi ed essere trovate. Ogni numero ha come protagonista una città differente, con l’obiettivo di creare un ponte fra chi resta e chi parte, ma soprattutto fra gli expat che si trovano in uno stesso luogo. Dare voce agli spazi della comunità italiana è fondamentale per poter abbattere i confini e accorciare le distanze.\n\nBerlino è stato il punto di partenza: dopo una lunga ricerca sul campo e attività svolte con la comunità italiana in loco, la rivista nata è un luogo tangibile e di raccolta dove osservare e scoprire la capitale tedesca con un nuovo sguardo, ma simile al nostro. Ogni percorso composto è una traccia di tutte le persone incontrate. L’impianto visuale, studiato dopo il viaggio, prova a rappresentare le atmosfere e gli odori che si respirano a Berlino.\n\nProssima tappa: Lisbona.

Bio:
Nato e cresciuto a Rovereto, in Trentino, ho sempre nutrito una grande passione per il design del prodotto, con un’attenzione particolare alla tecnologia. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Disegno Industriale presso lo IUAV di Venezia, sto proseguendo il mio percorso accademico con la laurea magistrale, sempre allo IUAV. Sono una persona curiosa e intraprendente, mi piace mettermi in gioco e sperimentare con nuovi linguaggi e programmi.

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