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2025

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RAVE // Marta Dorin

Descrizione progetto

Poster ispirato dal ritrovamento di una frase annotata in un diario. Ispirato al racconto di un rave (Mina – Queer Feminist Excavation in Lisbon), traduce in immagini QUELL’istante di euforia, di libertà e cura propagata a 180 BPM\nAppena nato, siete ə primə che vede

Concept:
Il progetto cattura il respiro pulsante del rave: battiti che risuonano nel buio, onde sonore che si intrecciano, onde sonore che percorrono i corpi e li sincronizzano in un’unica vibrazione. L’estetica richiama le tracce: colori acidi, immagini lo-fi che catturano l’energia grezza del momento, parole che si ripetono come un mantra. Fotogrammi sfocati, sovrapposizioni come nel mixing musicale, texture di volantini vissuti, scannerizzati, riconnettono il digitale alla materia, il sogno alla realtà. È una conversazione visiva, un’eco di notti, frammenti di conversazioni restituite in immagini di una cultura che trasforma e si trasforma, come le onde, come noi.

Bio:
MARTA DORIN (Torino, 2000), graphic designer di formazione, si distingue per un approccio creativo caratterizzato da una continua ricerca e una curiosità instancabile verso le dinamiche che plasmano il mondo contemporaneo. La sua pratica, nomade per natura, si nutre di incontri, di scambi culturali e di una costante esplorazione delle intersezioni tra discipline e linguaggi. Il suo lavoro si sviluppa attraverso una sinergia tra digitale e artigianato, dove la sperimentazione di diversi medium diventa una dimensione fondamentale del processo creativo, un luogo in cui l’innovazione si fonde con la tradizione per dare vita a nuovi orizzonti espressivi.

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IDENTITY_NOT_FOUND // Dragana Ilievska

Descrizione progetto

IDENTITY_NOT_FOUND è un poster realizzato nel 2025 appositamente per Graphic Days. La riflessione alla base del progetto nasce dall’osservazione di come, in contesti pubblici e mediatici, le donne vengano spesso presentate e definite attraverso il loro ruolo familiare piuttosto che per la loro identità personale. Episodi recenti hanno reso evidente come il valore di una donna sia ancora frequentemente associato alla maternità o alla relazione con gli altri, più che alle sue competenze o individualità. Il progetto traduce questa dinamica in una rappresentazione visiva critica e ironica. Non è mai stato esposto né candidato ad altri concorsi.

Concept:
Il progetto indaga la riduzione dell’identità femminile a ruoli prestabiliti attraverso un’estetica tecnologica e un linguaggio ispirato ai sistemi di riconoscimento automatizzato. Il poster simula un’interfaccia del rilevamento oggetti di Max (Cycling ’74) che identifica la figura femminile non come individuo, ma attraverso etichette predefinite: Mother, Wife e Daughter. Questo richiama il modo in cui la società “classifica” le donne in base a funzioni sociali anziché riconoscerne l’identità personale.\nL’estetica del tracciamento, tipica della computer vision e dell’AI, diventa una metafora dell’inquadramento sociale della donna: un algoritmo che legge, ma non comprende; che registra, ma non vede davvero. L’intervento visivo ironizza su questa dinamica, mostrando come la tecnologia—così come la cultura—tenda a riprodurre bias esistenti, etichettando la donna secondo schemi rigidi e predeterminati.

Bio:
Dragana Ilievska è una graphic designer specializzata in brand e poster design. Laureata in Progettazione Artistica per l’Impresa, prosegue gli studi in Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino.\nHa esperienza nel design editoriale, nella comunicazione visiva e nella progettazione UX/UI, con una solida padronanza di Adobe Creative Suite e Figma. Ama sperimentare con linguaggi visivi moderni, combinando estetica e funzionalità. Il suo lavoro è influenzato dallo stile contemporaneo, con un’attenzione particolare a soluzioni grafiche provocatorie e d’impatto.

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Le prime nuove parole // Miriana Rondo

Descrizione progetto

Il lavoro nasce nel 2025 per essere candidato al concorso neologie come opera inedita. \nL’idea parte rielaborando il concetto del pre-linguaggio, universale a tuttə noi: la lallazione.

Concept:
Il lavoro parte dal concetto del pre-linguaggio, la lallazione. Ogni neonatə si approccia alla comunicazione a partire dai gemiti, da semplici parole costruite con sillabe che rimandano al balbettio. Il nome deriva dal latino “lallatio”-“canterellare”. Non veicolano nessun messaggio preciso, ma è l’esordio del linguaggio, universale per ogni lingua.\nDa infantə ci approcciamo alla lingua balbettando le prime sillabe, manifestando il proprio primo linguaggio verso il mondo.\nNello stesso periodo in cui l’infante si approccia alla lallazione, comunica anche con il segno, sperimentando i primi scarabocchi, esordio della scrittura.\nIl lavoro è realizzato “leggendo” dai primi personali scarabocchi (scansionati e digitalizzati) una sintesi vocale di parole lallate, come “baba”,“mamma”,“lalla”. Il lavoro vuole dare valore all’idea universale della lallazione e del suo corrispettivo segno-scrittura.

Bio:
Miriana, classe 1997.\nDa sempre appassionata all’arte in ogni suo aspetto, nel corso della mia carriera artistica ho approfondito varie sfumature, dalla pittura, la grafica d’arte e il tatuaggio, al graphic e web design. Ho una laurea magistrale in pittura che mi ha permesso di poter insegnare come docente supplente a contratto. Genuina, tenace ed ordinata. Gli elementi bucolici e ancestrali, la presenza di simboli ancestrali e primitivi, sono un tema ricorrente nei miei lavori.

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Shanghai2030 // Ernesto Tommaso Campagnuolo

Descrizione progetto

Il poster Shanghai2030 è nato in seguito ad una ricerca visiva sugli sviluppi tecnologici in relazione alla situazione geopolitica della città di shanghai. L’ideazione del poster emula l’estetica sci-fi degli inizi degli anni 90, in cui a seguito della guerra fredda la fascinazione per le tecnologie del futuro ha avuto il suo apice.

Concept:
Il poster tipografico di dimensione 70x100cm rappresenta l’identità futuristica di Shanghai, le alterazioni ai grifi della font simulano un percorso di circuiti elettronici evocando il flusso dinamico dello sviluppo tecnologico ed elettronico del paese. Sullo sfondo una sequenza di codici binari costruisce una texture interrotta da uno spazio vuoto, a significare una mancanza di informazioni, di dati, quantificando il processo di crescita come qualcosa di incompleto, che soltanto continuando a sviluppare nuovi stumenti tecnologici può colmare lo “spazio” della città di Shanghai, che ancora oggi è oggetto di discussioni geopolitiche per via della gestione dei fondi dedicati allo sviluppo e ad una società 3.0.

Bio:
Ciao! Sono Ernesto, studio product e visual design all’università IUAV di Venezia, mi sono interessato al mondo della progettazione quando ho compreso il ventaglio\ndi opportunità può avere, e con il passare del tempo ho trovato molto stimolante il percorso che porta un’idea alla sua realizzazione. Il mio interesse principale ora è la comunicazione visiva ma sono sempre aperto a nuove sfide che possano ampliare le mie conoscenze. Ho sempre cercato di connettere i progetti personali alle mie passioni che si tratti di fotografia, musica o cinema.

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Condizione di vuoto // Diana Vasiliu

Descrizione progetto

Il progetto è stato creato a partire da gennaio 2025, nato da una riflessione sul concetto di “vuoto” inteso come quella condizione che rende possibile l’esistenza delle cose. Il poster dopo una prima elaborazione digitale è stato stampato con la tecnica serigrafica.

Concept:
Nella cultura occidentale viene affidato al vuoto una concezione negativa, il vuoto è privo di contenuto, è assenza, mancanza di qualcosa, di sentimenti o di materia. Nella cultura orientale, al contrario, il vuoto ha un significato positivo. Per fare un esempio concreto, senza il vuoto del vaso, quest’ultimo sarebbe inutilizzabile. Il vuoto dunque è quella condizione che rende possibile l’esistenza delle cose. Ognuno di noi ha dentro di sé uno spazio vuoto, un luogo che per tempo abbiamo temuto, perché in esso possiamo incontrare la nostra finitezza umana che si confronta con l’infinitezza delle possibilità, che mai potremo toccare tutte.Il vuoto è una condizione esistenziale necessaria e da tutelare. I versi di Chandra Candiani accompagnano questo progetto, nel tentativo di far convivere immagine e parola in reciproco rispetto.

Bio:
Sono una studentessa iscritta al corso magistrale di “Edizione e illustrazione per il Libro e la Grafica d’Arte” presso l’Accademia di Venezia, già laureata in “Tecniche dell’incisione” presso la medesima Accademia. La mia ricerca attraversa differenti argomenti, ambiti e tecniche, con la volontà di creare un dialogo tra analogico e digitale, dove il secondo non sia il punto d’arrivo ultimo. Da sempre ho una passione per la lettura, forse perché la scrittura è un luogo che non mi appartiene, ma del quale posso fare esperienza affidandomi a chi meglio di me lo conosce. Mi definisco un ibrido tra una graphic designer e una stampatrice.

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Moriana // Lorenzo Cicinato

Descrizione progetto

Questo poster nasce durante un workshop tenuto da Nancy Skolos all’ISIA di Urbino tra il 25 e il 28 Marzo 2024. Non è mai stato candidato ad altri concorsi, ed è stato esposto solamente durante la discussione finale del workshop all’interno dell’Istituto.

Concept:
“Invisible Cities Zine” è il titolo del workshop nel quale Nancy Skolos ha dato come compito quello di rappresentare una delle città descritte da Italo Calvino nel suo “Le Città Invisibili”. Nello specifico l’obiettivo era quello di utilizzare la tipografia per rappresentare la struttura, la trama e l’atmosfera della città assegnata. \n“Moriana” viene descritta dall’autore come una città sommersa, con delle imponenti colonne di corallo e «porte d’alabastro trasparenti alla luce del sole»; aggiunge però che «le città come questa hanno un rovescio» e che l’altra faccia di Moriana nasconde una distesa di lamiere arrugginite. Calvino conclude dicendo che la città «non ha spessore, consiste solo in un dritto e in un rovescio, come un foglio di carta».\nQuesto poster vuol rappresentare questa doppia faccia, rappresentando lo stesso soggetto, cioè le colonne della città, specchiate sui due lati di un foglio, ma integre nella facciata, e crollate in rovina nella sua “faccia nascosta”.

Bio:
Sono una studentessa di design che ha studiato graphic design all’università di Ferrara e sta proseguendo gli studi in interior allo Iuav

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Nasce il mio rumore dal rifiuto di un silenzio // Riccardo Sirci

Descrizione progetto

“Nasce il mio rumore dal rifiuto di un silenzio” è una serie di poster realizzata per il collettivo Gallerie des Refusés in occasione dell’omonimo evento, tenutosi a dicembre 2024 nella Galleria Umberto I. Il progetto nasce dalla necessità di rompere l’indifferenza di persone e istituzioni verso le realtà artistiche indipendenti, trasformando il manifesto in un segnale visivo. Il poster, oltre a essere un’opera grafica autonoma, è diventato la locandina ufficiale dell’evento, rafforzandone il messaggio: un invito a prendere posizione, a non rimanere in silenzio di fronte alla cultura rifiutata.

Concept:
Il progetto nasce dall’esigenza di rappresentare visivamente l’anima dell’evento Gallerie des Refusés, in cui arte e musica convivono in un dialogo sinergico. Il manifesto doveva essere non solo un elemento informativo, ma un’opera che evocasse l’esperienza stessa della mostra: l’atto di osservare e ascoltare, di percepire il contrasto tra silenzio e rumore, tra visibile e invisibile.\n\nL’immagine è stata pensata per parlare da sé, con un accompagnamento tipografico minimale, realizzato in mezzitoni per mantenere coerenza con la brand identity del collettivo. Il risultato è un collage che intreccia diverse fonti visive: scannerizzazioni, fotografie reali e immagini generate con intelligenza artificiale, creando un’estetica stratificata, quasi evocativa di una realtà frammentata e ricostruita. Il manifesto, abbandonando le info delle date, diventa così un’opera in sé che racchiude l’anima del collettivo.

Bio:
Sono Riccardo Sirci, nato ad Assisi nel 1996, artista e designer che esplora i confini tra arte, tecnologia e antropologia. La mia formazione spazia dal design del prodotto al branding e, nel corso degli anni, ho sviluppato competenze in grafica, animazione digitale, modellazione 3D e videomapping, integrando con curiosità le potenzialità delle intelligenze artificiali nel mio lavoro. Dopo aver studiato presso l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia e l’Accademia Albertina di Torino, conseguendo la laurea con lode in entrambe, ho trasformato la mia preparazione tecnica in un linguaggio artistico interdisciplinare.\n\nTra i miei progetti principali c’è Quadra (2021), un gioco da tavolo inclusivo che unisce progettazione industriale, grafica e animazione 3D, concepito per abbattere le barriere tra vedenti e non vedenti. Nel 2023 ho realizzato Pulsante, un’opera di videoarte che riflette sulla costruzione e distruzione del mondo e sul legame a doppio taglio tra natura e sviluppo tecnologico, utilizzando lo scanner LiDAR per creare composizioni digitali dinamiche. Dal 2021 al 2024 ho lavorato a Metaluoghi, un’indagine sociale e utopica che esplora l’immaginario di paesaggi eterotopici attraverso la modellazione 3D e l’intelligenza artificiale.\n\nNel settembre 2024 ho completato Sognando Utopie, un progetto editoriale che immagina realtà distopiche con forti critiche sociali, territoriali e antropologiche, ispirato al gruppo Superstudio e al loro progetto Salvataggio dei centri storici italiani, presentato come tesi magistrale.\n\nSempre nel 2024, ho esposto Utopicity alla Biennale Tecnologia di Torino con BloomingTeam e WhitesheetProject, un progetto di composizione fotografica che esplora temi futuristici e sociali. Nello stesso anno, con MetaQuadreria, ho partecipato a una mostra all’Istituto Italiano di Cultura di New York con AABA, un progetto corale che unisce videomapping, videoarte e opere pittoriche, evidenziando il dialogo tra il digitale, il pittorico e il metafisico.

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My Japanese Apaato // Sofia Boni

Descrizione progetto

My Japanese Apaato – letteralmente il mio appartamento giapponese – è un poster completamente inedito creato nel 2025 che rappresenta ciò che per me è una sorta di diario visivo, mappa illustrata dei ricordi della casa nell’area limitrofa di Tokyo che mi ha accolto per sette mesi

Concept:
Trovo molto interessante lo studio e ricerca di illustrazioni bicolore in serigrafia. Questa tecnica permette di stampare colori brillantissimi di solito impossibili da rendere nella stampa digitale e che sovrapponendosi permettono di ottenere un terzo colore dall’unione dei due principali. Questa ricerca delle tecniche si è andata a unire ad un concept che pianificavo di portare avanti da tempo, ovvero la riorganizzazione archivistica e il ricordo della mia vita e permanenza in Giappone, a partire dalla casa in cui ho abitato. Il risultato è un poster intimo ma che possa essere apprezzato da chiunque. Come complemento al mio poster ho anche pensato di ideare un set di adesivi associati perchè credo che, oltre che essere un’aggiunta semplice ma d’effetto, sia anche un’accortezza squisitamente nipponica.

Bio:
Sofia Boni, nata a Cesena nel gennaio 2002, compie nella stessa città gli studi superiori scientifici. Da qui si iscrive poi al politecnico di Milano dove intraprende una laurea in design del prodotto industriale che la porterà a concludere gli studi in Giappone. Questa esperienza le farà maturare un’ispirazione alla bellezza che la accompagna tuttora durante il suo percorso di aspirante illustratrice al corso di specializzazione presso ISIA, a Urbino.

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The Rejection Hamburger - The perfect recipe for unemployment // Gaia Graziotto

Descrizione progetto

Realizzato nel 2023, questo poster esplora il rifiuto lavorativo nel mondo creativo. La classica email di diniego diventa la ricetta di un hamburger, simbolo di selezioni standardizzate e processi automatizzati: quanto è davvero umana l’interazione tra chi assume e chi cerca lavoro?

Concept:
Essere rifiutati nel mondo creativo fa parte del gioco, ma quando accade il sapore è particolarmente amaro. Questo progetto riflette sul rifiuto lavorativo trasformandolo in un’esperienza visiva e… gastronomica. Un’infografica dal gusto industriale mescola illustrazione, fotografia e tipografia espressiva per svelare la ricetta perfetta del Rejection Hamburger: ogni ingrediente corrisponde alla formula pre-confezionata delle email di rifiuto ricevute nel tempo. Il risultato? Un panino dal retrogusto di illusioni spezzate e speranze disattese. Alla fine, la vera domanda rimane: nei processi di selezione c’è ancora un tocco umano o è tutto un fast food automatizzato?

Bio:
Sono Gaia Graziotto, designer italiana di base ad Amsterdam. Il graphic design è il mio habitat naturale: amo sperimentare con illustrazione, fotografia e tipografia per dare forma a idee visive sempre nuove. Dopo una laurea in Visual Design a Venezia e un anno in studio a Bassano, ora mi occupo di campagne e identità per O’Neill, un celebre brand di surf. Sempre alla ricerca di nuove onde creative.

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Isidora // Rebecca Nitti

Descrizione progetto

Isidora è stato ideato come proposta di grafica per una copertina di un libro. Il progetto è stato il prodotto di un esame univeritario nel 2024 ed è stato esposto all’Open Lab IUAV. Il risultato è stato ottenuto con uno stencil, spolverando borotalco su un foglio di carta nero.

Concept:
Isidora è una città di finzione rappresentata nel libro “Le città invisibili” di Italo Calvino. Il nome della città è scritto in bianco con la farina, in maiuscolo, centrale su uno sfondo nero. La farina è stata soffiata via e la parola si dissolve in diversi punti, come se fosse un oggetto inafferrabile. Questo effetto trasmette un senso di lontananza e nostalgia, come se si stesse osservando qualcosa che sta lentamente scomparendo: queste sono le sensazioni che trasmette la città di Isidora.\n

Bio:
Sono Rebecca, una studentessa dell’Università IUAV di Venezia.Vengo dalla provincia di Verona e ho origini ungheresi. Ho una passione per le gemme e tutto ciò che brilla.

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